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un sogno | 35 |
nare un campanello elettrico, che lo annunziava, e nello stesso tempo suonavano tutti i campanelli della città.
Introdotti nella sala da pranzo, videro sedute a mensa cinque persone, il babbo, la mamma e tre figliuoli. Nessun cameriere, nessuna serva. Per turno si alzava ora il padre, ora la madre, ora uno dei tre figli e da uno sportello aperto nel muro prendevano le vivande, preparate da essi in cucina con piccola fatica personale e congegni ingegnosissimi di meccanica e di chimica.
Il padrone di casa, poco diverso dalla padrona nella fisonomia, e in tutto eguale ad essa nel vestito, era ilare e cogli ospiti gentilissimo. Si informava del loro viaggio, dava notizie preziose sulla città dell’Eguaglianza e sugli altri Stati dell’isola, ma sopratutto ci teneva a portare a cielo la perfezione sociale del governo sotto cui viveva.
— Vedete, che mirabile cosa è questo sistema, tutto ordine e simetria! A questa stessa ora nella nostra città tutti pran-