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un sogno 309

son tua, non pensai cosa che tu non sapessi un’ora dopo, nè provai una sola volta una gioia o un dolore, che subito dopo non fosse anche tuo.

E anche tu, Paolo mio, mi hai aperta tutta quanta l’anima tua, ma mi hai però detto, che ti riservavi un piccolo segreto, che però non era una colpa; ma che non me lo avresti rivelato che ad Andropoli.

Di quel mistero io non mi sono mai offesa, sembrandomi che non era che un ingegnoso artifizio per farmi desiderare qualcosa di nuovo, a me, che vivendo con te, non avevo più nulla a desiderare. Ma ormai, siamo in Andropoli da due mesi e tu non mi hai svelato il tuo segreto.

Ed ho sempre aspettato e aspetto ancora; ma ormai la curiosità è divenuta impazienza e l’impazienza è divenuta dolore. — E mi tormento e mi martello, sospettando che il segreto non sia un mistero, ma una colpa, che non hai il coraggio di confidarmi, temendo forse che in me diminuisca la stima per te, ch’è grande