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176 l’anno 3000

Tutto il corso di quell’anno e del successivo doveva essere dedicato alla storia degli errori umani; ma in quel giorno il professore dedicava la sua eloquenza all’esame dell’antica avvocatura e degli errori, nei quali era trascinata un tempo la ragione umana dai periti scientifici, che i tribunali assegnavano alla difesa o all’accusa dei delinquenti.

“Vi fu un tempo (diceva egli) di lontanissima barbarie, in cui a forza di voler rischiarare i problemi della colpa, a furia di voler portare troppa luce nei giudizii onde la verità ne uscisse limpida e chiara, si abbagliavano talmente gli occhi dei giudici, da portarli alle sentenze più assurde.

“I giudici, che avrebbero dovuto essere soli competenti, avevano di contro un pugno di uomini trovati per strada, medici o ingegneri o commercianti, che non avevano mai studiato neppure l’alfabeto della scienza giuridica e che pure in ultimo dovevano sentenziare, assolvere o condannare.