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un sogno 107

— Perchè avevo sete.

— Ma quell’arancia non era tua.

— No, ma la fruttivendola ne aveva cento e mille.

— Non importa. Quelle arancie eran tutte sue. Dovevi chiederla o comperarla. Tu hai rubato e te n’andrai alla Casa di giustizia.

Allora uno dei sette disse:

— Io scendo appunto nella città e abito in quei pressi. Lo condurrò io stesso colà. Datemi la sentenza.

Uno dei sette staccò un foglietto da un portafoglio che aveva in tasca e scrisse:

Fanciullo ladro di un’arancia.

Tutti i sette firmarono il foglio e l’accompagnatore lo prese e se n’andò col monello, che senza opporre resistenza, ma piagnucolando lo seguì.

E tutto rientrò nell’ordine di prima.

— Vedi, Maria, — disse Paolo, — tu hai assistito ad un giudizio e ad una sentenza, come si suol fare per tutti i delitti, anche pei maggiori.