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Si crede da molti che il vecchio, come è debole alla corsa e al salto, lo sia anche nel pensiero. Si crede che egli sia un invalido dell’intelligenza; che da lui non si possa aspettar più nulla che possa illustrar l’arte, le lettere o la scienza; che non si possa, nè si debba esiger più nulla da un cervello smemorato, stracco; per poco non so dire, da una mente imbecille.

E si cita il grande Lucrezio:


Post ubi jam validis quassatum viribus aevi
Corpus et obtusis ceciderunt viribus artus,
Claudicat ingenium, delirat linguaque, mensque:
Omnia deficiunt, atque uno tempore desunt 1.


Lucrezio in questi versi ci dipinge il vecchio decrepito, non il vecchio fisiologico, e alla citazione pessimista del gran

  1. De natura rerum. Lib. III.