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286 | dialogo intorno alla vecchiezza |
alberi colle mani mie io stesso piantai." Allora lo spartano mirando le agili forme del Re, la porpora e la tiara d’oro e di gemme contesta, disse: "A buon dritto, Ciro, godi fama d’uomo felice, poichè posto in così alto grado basti a raccogliere tanta virtù".
E diletti di questa specie sono anche ai vecchi permessi, i quali nell’età che raggiunsero non vengono assolutamente distolti dall’attendere ad altre occupazioni, e specialmente all’agricoltura, che non disdice nemmanco all’età più avanzata.
È noto che Marco Valerio Corvino visse fino a cent’anni, avendo consumato quasi intero il corso di sua vita nella coltivazione dei campi. Venne egli per sei volte al consolato, con intervallo di quarantasei anni fa il primo e l’ultimo. Quel periodo di nove lustri, a cui i maggiori nostri assegnavano il principio della vecchiezza, fu per esso non interrotto seguito di magistrature; e così l’ultimo stadio di sua vita passava egli più dolce del medio, possedendo maggior autorità mentre il suo lavoro era di gran lunga minore.
Altro eminente pregio della vecchiezza è riposto nella considerazione che la circonda. Quanta mai non fu quella di Lucio Cecilio Metello, e d’Attilio Celatino, per unico elogio del quale basterebbe l’iscrizione posta al suo nome sopra una tavola di bronzo: "te saluta primo cittadino di Roma il popolo romano a gran maggioranza di voti".
È noto l’epitaffio, che fu scolpito sulla sua tomba: veniva tenuto in conto d’uomo preclaro e fu vera giustizia resa a lui che aveva guadagnata unanime in suo favore la fama. Quanta