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282 | dialogo intorno alla vecchiezza |
dei rami lasciati al tronco, e da essa nasce l’uva, che alimentata dai calori del sole e dai sali della terra, da principio appare agresta al palato e poscia maturando acquista dolcezza, e avvolta ne’ rigogliosi pampini se ne fa velo contro i raggi solari, senza perdere il beneficio della tepida temperatura. Non avvi albero che meglio della vite produca frutto più saporito, e leggiadro allo sguardo. Io non solo apprezzo altamente l’utilità di essa, ma eziandio mi diletta la di lei coltivazione, e i vari sistemi di regolarla, l’ordine delle spalliere, l’intrecciamento delle propaggini, il modo di moltiplicarle, la separazione dei tralci parassiti, e l’immissione sotterra di quelli che voglionsi far germogliare.
Dirò io dell’irrigazione, della canalizzazione degli scoli, e della concimatura dei terreni mirabilmente idonea a fomentare la fecondità del suolo?
Appunto perciò sembrommi pregio dell’opera tener separato discorso di essa nel libro che appositamente scrissi intorno alle cose agrarie, benchè Esiodo, per altro sì dotto, il quale trattò della coltura dei campi, non abbia nemmeno fatto parola degli ingrassi, che sono primo elemento di fertilità. Omero però, che vari secoli visse prima di Esiodo, molto a proposito descrive Laerte, il quale onde confortarsi della dolorosa assenza del figlio Ulisse, sta rivolgendo e concimando l’orto.
Attendere all’agricoltura non diletta solamente mercè la educazione delle messi, delle praterie, delle vigne e degli alberi, ma torna oltremodo piacevole per tutto ciò che spetta ai frutteti, agli ortaggi, al pascolo dei greggi, alla