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di marco tullio cicerone 279

distanza da essi, perchè sentono bisogni più limitati. Contiamo forse per poco che l’animo nostro, scosso il dominio delle sozze passioni, quali sono la libidine, l’ambizione, l’invidia, l’odio, possa vivere in pace, e per così dire, a sè medesimo? Soccorsa dal pascolo dello studio e della dottrina, la vecchiezza nella placida sua acquiescenza, può apprestarsi momenti piacevolissimi.

Non vidimo noi Cajo Gallo amicissimo del padre tuo, o Scipione, uscir di vita quasi senza avvedersene, tanto fervore metteva negli studi dell’astronomia? Oh quante volte fu sorpreso dall’aurora dopo essersi posto allo studio nella sera precedente! Quante volte, la notte sopraggiunse intanto ad un lavoro da lui incominciato nel mattino! Come godeva quell’ottimo nel predirci assai prima che non fossero visibili, gli eclissi del sole e della luna?

Che dirò io degli studi meno severi dove però è necessario un pronto ingegno? Con quanto diletto Nevio ci declamava le imprese della guerra cartaginese! Quanta compiacenza Plauto sentiva delle sue commedie il Truculento e il Pseudolo?

Sei anni prima della mia nascita, Livio Andronico, già fatto vecchio, non scriveva forse una tragedia sotto il consolato di Centone e di Tuditano? Tuttavia io era già fatto adulto che egli stava ancora in vita. Che dirò di P. Licinio Crasso autore d’un commento sul diritto civile e pontificio? O degli scritti di Publio Scipione1, il quale ai nostri giorni noi tutti abbiamo salutato Pontefice massimo?

  1. Soprannominato Nasica, quegli che fece trucidare Tiberio Gracco.