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di marco tullio cicerone | 269 |
grado li gravi sofferti disagi, la vecchiezza, voi lo vedete, non mi snervò completamente, nè sono affranto dalle infermità, e il foro, il tribunale, gli amici, i clienti, gli ospiti non si lagnano certo che io manchi d’attività.
Non sarò mai per approvare quel vecchio proverbio che dice: non farti vecchio troppo tardi, se vuoi campar vecchio lungamente. - Preferirei di passare pochi anni nella vecchiezza, che non avvicinarmela prima del tempo. Ond’è che nessuno venuto da me per affari, ebbe a cogliermi nell’ozio.
Non crediate però che io mi tenga di robustezza pari alla vostra, siccome voi pure conoscete certamente di essere meno vigorosi del Centurione Tito Ponzio. Vanta egli per ciò solo un merito maggiore del vostro? Ponno bastare anche forze moderate, e purchè ciascuno faccia nè più, nè meno di quanto è capace, non potrà mai essere invidioso d’altri. Narrasi che Milone percorresse lo stadio Olimpico portando un bue sulle spalle. Sareste voi ambiziosi di questa gloria materiale, anzichè di quella che Pitagora ottenne con il luminoso suo ingegno? Godiamo pure le forze fisiche finchè le abbiamo, ma non rimpiangiamole quando ne abbandonano. Altrimenti avverrebbe che giovani lamentassimo la puerizia, e fatti adulti faremmo richiamo all’adolescenza già sfuggita.
L’età procede sempre con passo costante, e natura che batte unica e semplice via, e assegna ciò che spetta ad ogni stagione della vita, comparte all’infante la debilità, ai giovani l’intrepidezza, la perseveranza all’adulto, lasciando ai vecchi la prudenza e il consiglio. E tu stesso, o Scipione, sei in grado di darci