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268 | dialogo intorno alla vecchiezza |
duto che da vecchio le sue facoltà mentali fossero divenute più deboli che non le avesse in gioventù.
Nella mia fanciullezza ho memoria di Lucio Metello (quattro anni dopo il secondo Consolato venne eletto sommo Pontefice, e non meno di venti anni più tardi copriva ancora quella dignità) che giunto all’estrema vecchiezza era robusto al pari di qualsiasi giovane. Nulla vi dirò sul conto mio, malgrado l’antico uso dei vecchi ai quali si perdona in grazia dell’età.
X. — (Personaggi che condussero robusta vecchiezza.) — Nei poemi di Omero avrete certamente letto di Nestore eterno panegirista de’ propri meriti. Toccando egli pressoche novant’anni, non ebbe a temere, grazie alla schiettezza con cui parlò di sè medesimo, di venir giudicato ciarlone esagerato e millantatore. Narra Omero che la parola scorrevagli sulle labbra più dolce del miele, nè a condirla di tanta soavità avea mestieri di fisica forza. Tuttavia dalle labbra del supremo condottiero de’ Greci non esce mai il voto che dieci Aiaci sieno da anteporsi a dieci Nestori. Se questi ei possedesse non dubiterebbe della prossima espugnazione di Troia.
Ma ripiglio il discorso per dirvi che giunto all’anno ottantesimoquarto, vorrei pure sapermene dar vanto come faceva Ciro; ma non posso dissimularvi che le mie forze sono di gran lunga minori che non fossero quando milite feci la guerra cartaginese e nella medesima campagna ottenni la carica di Questore; o Console mi trattenni nella Spagna, e quattr’anni dopo, allorchè, Tribuno militare, presi parte al combattimento presso le Termopili, sotto il Consolato di M. Acilio Glabrio. Mal-