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264 | dialogo intorno alla vecchiezza |
torno a cui stava tuttora lavorando, e chiedesse loro se quei versi sembrassero dettati da uno stolido? - E quella recita bastò perchè il Tribunale rievocasse la sentenza.
Or dunque Omero, Esiodo, Simonide, Stesicoro, e gli altri già da me nominati, Isocrate, Gorgia, Pitagora il principe dei filosofi, Democrito, Platone, Zenocrate, e poscia Zenone, Cleante, e colui che voi tutti vedevate in Roma, lo stoico Diogene, vennero forse costretti per vecchiezza a dimettersi dagli studi, ovvero li proseguirono essi nel corso dell’intera vita?
Anche lasciata in disparte la divina occupazione delle lettere, ben io potrei nominarvi non pochi campagnuoli dell’Agro Sabino miei vicini e famigliari, ai quali punto non garberebbe che in loro assenza, altri desse mano ad alcun lavoro rurale di qualche importanza, nè alla seminagione, nè al raccolto, nè al togliere le granaglie dall’aia. E la gelosia di tali faccende che sono di lunga lena mi desta minor meraviglia, perchè non è un uomo per vecchio che sia, il quale non creda di poter vivere ancora quell’anno. Tuttavia essi incumbono a non pochi lavori, dei quali ben sanno che non potranno raccogliere il frutto in vita. "È d’uopo piantare alberi che preparino l’ombra ai nostri nipoti" dice il nostro Cecilio Stazio nella commedia dei Giovinetti coetanei.
E il tremolante agricoltore richiesto per chi mai sudi a tracciare solchi novelli vi risponderà senza imbarazzo: gli Dei immortali ne permisero di ricevere fecondi e ben coltivati i campi dai nostri maggiori, affinchè fossero da noi tramandati nel medesimo stato ai nostri nipoti.