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254 dialogo intorno alla vecchiezza

che questa non sia raggiunta dall’infanzia? Al postutto sarebbe sedotto da mera illusione che immaginasse una vecchiezza più piacevole, per ciò solo che la vita potesse durare ottocento anni anziché ottanta. Per lunga che sia, in un modo o nell’altro passa l’età, e consumata una volta, allo stolido vecchio non rimane alcun compenso.

Se mai voi mi tenete in conto di uomo giudizioso, e Dio volesse che io fossi degno della vostra stima e del nome che porto1, credete a me che ogni mia scienza è riposta a meditare ed ubbidire, quasi a Divinità, una eccellente guida, la natura. Ogni periodo della vita, essendo da essa distribuito con tanto senno, non è a supporsi che, simile a poeta dappoco, abbia studiato con minor diligenza l’ultimo atto della vita.

Ma siccome cosa fatta capo ha, nella stessa guisa che al chiudersi dell’autunno, le spiche e i baccelli resi maturi dalla stagione cadono al suolo dagli incurvati rami, giunto l’uomo al tramonto della vita, le sue forze si logorano ed affievoliscono. Ultima necessità, che il savio accetta senza ribellarsi: poiché invertere le leggi di natura, non è forse sull’esempio de’ Titani, porsi in lotta con Dio?

Lelio. Or dunque, o Catone, ne farai cosa oltremodo gradita, e te ne sono mallevadore anche per Scipione, se a noi, preparati alla vecchiezza e nella fiducia di arrivarvi, tu additerai ben tosto il modo di sopportare quella pesante età.

  1. Fu soprannominato Catone dall’antica parola sabina Catus adoperata anche da Orazio in senso di avvedutissimo.