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252 | dialogo intorno alla vecchiezza |
stro di sfuggire1, voglio pormi con ogni studio a rendere meno tediosa per ambedue, per quanto mi sia nota la moderazione e saviezza con cui sopporti e sei preparato a sopportare quest’incomodo, al pari di qualsiasi altro.
E venuto nel proposito di tener discorso della vecchiezza, di te mi risovvenne a spronarmi in tale divisamento, siccome cosa che potrebbe ridondare a vantaggio d’ambedue.
Comporre questo trattato mi riuscì tanto più gradito, non che io n’attenda una panacea universale contro la molestia della vecchiezza: ma perché sembra a me la via di rendere la presenza di essa più mite e gioconda.
Laonde non potrà mai abbastanza meritamente encomiarsi la filosofia di far trascorrere a tutti coloro che sanno farne buon uso, senza dispiaceri l’intero corso della vita.
Ma di ciò a lungo già parlammo altrove e spesse fiate ancora diremo.
Io questo libro intorno alla vecchiaia t’invio: e davvero non parvemi tornasse conto di porre, siccome fece Aristone di Chio sulle labbra di Titone, questo sermone, avvegnachè, pronunciato da favolosi personaggi pochi trovasse propensi a credergli da senno. Bensì mi sembrò più a proposito di farne interlocutore Catone il seniore onde alle sentenze s’aggiungesse peso mercé l’autorità di tanto nome. - Lelio e Scipione feci ammiratori della amenità con cui Catone trova di accomodarsi alla vecchiezza, e di sue argute risposte.
Ove ti sembri che egli in questi dia-
- ↑ Cicerone aveva toccato il suo 62.mo anno e Attico entrava nel suo 65.mo.