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204 Storia di due vecchi felici

Quanta felicità in quella creatura povera e vecchia!

Spesso lo vedevo con la sinistra smuovere dall’una all’altra guancia la sua cicca pizzicante e poi accarezzarsi il mento più volte, come chi è contento di vivere e trova che la vita è una bella e buona cosa, quando non vi si mescono i veleni dell’odio e gli assenzi della vanità offesa.

Io ho invidiato spesso le lucertole, quando appianando le quattro zampine sulla sabbia ardente, nel pieno del sole, la toccano con la pancia beata, bevendo tutto quel calore e tutta quella luce, con gli occhi socchiusi per la troppa voluttà. Ma la lucertola umana è ancor più felice, perchè uomo e perchè pensa e raccoglie nel molle letargo di una sonnolenza meditabonda tutte le memorie del passato e tutta la coscienza di un presente felice; senza rimpianti, senza desideri e senza noia.

Chi non può esporsi al sole senza un ombrellino o senza un’emicrania, insulta suo padre, il padre di tutti, ed io lo compiango come un povero infermo.

Chi non ha saputo godersi le delizie