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La paura della morte 195


dobbiamo aver adagiata fra quelle cifre la nostra attività, per modo che nessuna sorpresa ci assalga, nessun disinganno ci sorprenda.

Fra i dolori inevitabili, quello della morte, il più forte fra tutti, perché senza rimedio, perché spegnitoio d’ogni energia, d’ogni lavoro, d’ogni gioia.

Ma questa morte noi l’abbiamo guardata faccia a faccia, senza trepidazione, senza paura.

Noi l’abbiamo veduta, non come flagello vendicatore d’un immaginario peccato di Adamo ma come legge cosmica, che impera su tutti gli esseri vivi, dall’ameba all’uomo. L’abbiamo veduta come la sola giustissima fra tutte le giustizie e le semi-giustizie della natura, come la severa livellatrice di infusorii e di belve, di abeti e di borracine, di re e di proletarii, di genii e di idioti.

E chinando il capo davanti a quella eterna e suprema trionfatrice, che proibisce la superbia ad ogni creatura viva, che sommerge ad ogni minuto le esistenze tutte dei moscerini e degli uomini nel