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172 Le memorie nel vecchio


quie, quanti monumenti, che non sono nè di marmo, nè di bronzo, ma sono imbevute del sangue di tante esistenze vissute con noi e per noi.

Sedie e tavoli e quadri e corone appassite di fiori son tutti benedetti dal dolore o dall’amore, tutti santificati dai grandi palpiti delle passioni umane che lasciarono da per tutto un alito del loro fiato, una lagrima dei loro pianti o un fremito delle loro voluttà.

Tutte quelle cose che non parlano ai profani e agli ignari, cantano e piangono e mormorano sommessamente parole ed inni e pianti, che il vecchio solo ascolta e intende e a cui egli risponde con altre lagrime, con altri sorrisi, con altre carezze.

Molti vivi son passati morti per la soglia di quella casa per non ritornarvi mai più; ma il custode di quel tempio è rimasto a custodire le reliquie del passato, a difenderle dall’obblio, ed egli stesso in un giorno non lontano ripasserà la stessa soglia, dopo avervi lasciato altre memorie ai superstiti; dopo avervi deposto