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Le memorie nel vecchio | 161 |
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Se non siete artista, se non siete archeologo, se non vi siete mai fermato commosso davanti al Colosseo o a una cattedrale annerita e corrosa dai secoli, voi potete saltare le pagine seguenti, perchè non furono scritte per voi.
Il tempo non soltanto consuma, non soltanto arrugginisce i metalli o appanna i vetri e corrode le colonne, non soltanto lima le rocce e appiana i monti; ma nel tempo stesso smorza col suo andare la nudità dei contorni, l’impertinenza dei colori e l’acutezza degli spigoli, deponendo quel che si chiama nel linguaggio tecnico degli archeologi e dei numismatici la pattina, e che nella lingua della poesia, tante volte più vera di quella della scienza, dicesi il fiato del tempo.
Le cose nuove hanno per sè la freschezza, la lucentezza, la gaiezza; ma son sempre un po’ impertinenti, un po’ chiassose, sentono un po’ del parvenu. Son nobili con blasoni comperati ieri, son ca-