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106 | L'avarizia nel vecchio |
ghezza di lusso, d’ogni tripudio di allegrezza. E soppresso il superfluo, lima anche il bilancio del necessario; ogni giorno, ora contrastandogli il terreno e godendo di una sovrumana voluttà nel sagrifizio che si impone; in ciò poco diverso dell’amore, dell’amor materno, di tutte le grandi passioni umane, che nel sagrifizio trovano la sorgente più feconda di gioie.
Suo idolo, suo Dio il denaro, e ad esso l’avaro sacrifica ogni altra gioia, felice di soffrire per l’amor suo, che per lui rappresenta tutte le energie, tutte le possibilità; la soddisfazione di tutti i desideri.
La formula psichica dell’avaro è una equazione semplicissima, chiara come 1+1=2.
Tutti i pensieri, tutti gli affetti, tutte le energie sacrificate a un Dio solo, il denaro. Per lui vivere, per lui godere, per lui soffrire. E davanti a sè una fame che non si sazia mai, una sete che non si estingue; l’infinito palpabile; un ideale insomma, che basta alla felicità umana,