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Da Orazio al Raiberti, che lo parafrasò stupendamente in dialetto milanese, satirici e moralisti furon tutti d’accordo nel flagellare collo scudiscio della satira e collo sdegno della morale oltraggiata l’avarizia. Non vi fu un aggettivo vituperevole che bastasse a ferirla, nè frase sanguinosa per offenderla.

A volta a volta peccato mortale davanti al confessionario e vizio immondo al tribunale della pubblica opinione; qualcosa di vile, di abietto, di sudicio, di paradossale. E se volete persuadervi del concetto etico e sociologico, in cui i più tengono l’avarizia, dovete studiare la mimica del nostro volto, quando accusiamo un tale di avarizia.

La parola è l’ombra del pensiero e il gesto mimico, che accompagna una parola, che sia giudizio di qualcuno o di qualche cosa, la rinforza e gli aggiunge