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La gola 97


fortunati, gli passano dinanzi tutti i sapori e gli odori della mensa abbandonata da poco.

Ah quel Sauterne come gli ha imbalsamato le labbra, la lingua, il palato! Come ha salutato festosamente l’ultimo profumo di quella trota tenerella, là in fondo alla bocca; proprio sulle frontiere del sensibile e dell’incosciente. Pareva del Chateâu-Yquem!

E quell’ala dorata di fagiano, quanti aromi nettarei aveva assorbito! Aveva in sé i profumi del tartufo e della beccaccia, che gli avevan tenuto compagnia nel sapientissimo laboratorio di un’aulica cucina!

Quanti ricordi di voluttà recenti, quanti progetti giocondi di peccati futuri!

Purché non venga la gotta, purché non faccia un’indigestione...

Ma l’ala del sonno si posa sulle palpebre del vecchio beato, confondendogli sapori, odori e paure.

E tutta quella beatitudine goduta senza tradire l’amico, senza prostituire il corpo alla compera della voluttà; una festa senza rimorsi, una vittoria senza morti e senza