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96 I due pèchès mignons della vecchiaia


tutte le membra nelle profondità voluttuose di una poltrona o di un’agrippina, cade in estasi. Estasi di compiacenza: compiacenza di aver adempito molto bene ad uno dei doveri massimi dell’uomo animale e di aver goduto uno dei più grandi piaceri dell’uomo intelligente.

E i piaceri per lui hanno sempre il carattere di un frutto proibito; ciò che li acuisce, li affina e direi li spiritualizza.

Per mangiar molto, per mangiar bene com’egli ha fatto, ha dovuto fare i conti con la gotta e col ventricolo non più vigoroso come a vent’anni. Egli ha dovuto ricordare i consigli del medico e i precetti dei libri d’igiene studiati da lui con largo benefizio d’inventario. Nel piacere goduto c’è un po’ di birichineria. Egli l’ha fatta in barba all’igiene e alla Facoltà di medicina, e la facile espansione del suo ventricolo e il languido tepore che lo innonda per ogni parte gli danno la beata sicurezza, che anche questa volta avrà saputo canzonare Esculapio e i suoi sacerdoti.

Fra un dormiveglia saporoso e soporoso e un ricordo di altri pranzi egualmente