Pagina:Mantegazza - Elogio della vecchiaia.djvu/108

84 I due pèchès mignons della vecchiaia

gliolo sulle ginocchia con studiata lentezza, e tirando su dai precordii un profondo sospiro, si guarda intorno, aspirando tutti gli odori presenti e futuri, che vengono e verranno dalla cucina.

Quegli odori son buoni, son gravidi di promesse, e il vecchio si stropiccia le mani davanti alla zuppa profumata, che deve aprire le porte a tutte le voluttà gastronomiche, che con ordine sapiente si succederanno le une alle altre.

Quelle voluttà or profonde, or delicate, ora intense, ora vaporose si succedono è come onde tranquille di un mare allegro. Non uragani, nè lampi, nè fulmini; ma ondulazioni soavi e molli, che scacciano un piacere, per darcene uno maggiore.

Nell’amore il rapimento, nella gola il possesso. Nell’amore siam foglie vibranti di voluttà, ma trasportate da una bufera che è più forte di noi. Gaudenti, inebriati; ma posseduti. Nella gola, padroni noi stessi del nostro piacere, che governiamo a nostro capriccio, col timone in mano; sempre padroni del dove, del come, del quando.