Pagina:Mantegazza - Elogio della vecchiaia.djvu/104

80 I due pèchès mignons della vecchiaia


Vede i denti e le labbra, che s’affondano in quella benedizione di Dio e sente il succo nettareo, che inonda la bocca e sgocciola per ogni lato.

Ma nè una beccaccia, nè una lepre, nè una pesca bastano al pranzo, e il vecchio epicureo studia gli accordi e le melodie delle note diverse, che dovranno formare la musica della colazione e quella del pranzo.

Ieri il desinare fu troppo leggero. Una zuppa, una sogliola fritta e un beccaccino gli hanno lasciato il corpo troppo leggero e il ventricolo non sazio. Converrà che oggi il pranzo sia un po’ più serio e converrà pensare a un gigot di montone o a una lingua di Zurigo adagiata in un letto di cavolini di Bruxelles. Degli ovoli ben pepati alla gratella potranno servire di fritto.

Ma per prepararsi degnamente ad assaporare e a digerire questo pranzo forse un po’ pesante, converrà che la colazione sia più leggera del solito, benchè l’appetito sia impertinente e esigente.

E qui una nuova e lunga meditazione