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i Saraceni, forti di cinquantamila combattenti, levati dalla Sicilia e dall’Africa, al cui comando era un principe Zeirita.

Guglielmo coi suoi Normanni, quantunque inferiore di forze, ma favorito da un vento impetuoso, fu primo all’attacco. I Greci non giunsero se non quando il nemico, sconfitto, cedeva il campo, volgendosi in fuga. Il macello fu orribile; il fiume rosseggiò di sangue; e tredici città e castelli aprirono le porte ai vincitori.

I Greci intanto, rimasti sul campo di battaglia, mentre ancora i Normanni inseguivano i nemici, attesero a dividere il bottino; non conservando per questi, cui era dovuto l’onor della vittoria, che la porzione più misera. Parve a loro insulto da non tollerare, e mandarono Arduino, loro commilitone ed interpetre, a dolersene con Maniace. Ma, o perchè avesse trascorso nel risentimento, o i greci cercasser pretesto a liberarsi di questa gente, che tenevano malfida, fu rimandato villanamente, strappatagli la barba e ricoperto di ferite. Al vederlo così malconcio i Normanni ne volevano far vendetta; ma, repressi dallo stesso Arduino, finsero tollerare in pace l’insulto; poi segretamente procacciatisi il modo, di notte si partirono.