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dei grandi apparecchi che si facevano in Africa contro l’armata greca, pregò Guaimaro (IV), Principe di Salerno che gli mandasse in aiuto i Normanni, stanziati sul monte Gargano, comandati dai figli di Tancredi d’Altavilla, da cui era stato servito in una guerra contro il principe di Capua.
Erano costoro avventurieri, venuti dalla Scandinavia, disposti ad ogni più rischiosa impresa, indisciplinati ed insaziabili; ma, per altro, prodi e coraggiosi. E per avventura, parendo a Guaimaro una bella occasione da sbarazzarsene, permise che, con un buon numero di Pugliesi e Lombardi, fossero andati in aiuto di Maniace. Giunti in tempo che i Greci, spossati dal lungo assedio e dalla ostinata resistenza dei Saraceni, disperavano della vittoria, si ripresero con maggior impegno gli assalti; ma ci volle del buono per ridurre il presidio ad arrendersi.
Dopo la caduta di Messina, i Saraceni, smessi gli odi che teneanli divisi, raccolsero un formidabile esercito, e si prepararono a respingere l’ardito Greco venuto a provocarli. Maniace però, lasciata Messina, con parte dei suoi e coi Normanni, cavalcò a Siracusa, per darvi l’assalto; ma non potendola vincere, ne ordinò l’assedio.