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— Intanto si fa notte: ai ferri, all’allegra — disse il lavorante.

— Ma ricordatevi: la metà del tesoro; non mi girate poi nel manico?

— Ma vi pare!

Il Cantastorie spurgò; si asciugò col dosso della mano le labbra, poi comincio:

— Nel tempo che la Sicilia era dominata dai Saraceni, Michele Augusto imperatore di Costantinopoli, che ne aveva gola, profittando delle discordie dei fratelli Apollofar e Apochaph, che ne dividevano il governo, mise in ordine l’armata e un poderoso esercito, per ritoglierla ai barbari, che la tiranneggiavano (così dicono i potenti quando vogliono acquistar dominio), e al patrizio Stefano, di lui cognato, diede il comando della armata, e a Giorgio Maniace (Manioki) governatore di Baasparacan, prode capitano, venuto in fama dietro le guerre della Siria e della Mesopotamia, quel dell’esercito.

Correva appunto l’anno del Signore mille trentotto, quando i due comandanti, avuto il vento in filo, salparono dal porto di Costantinopoli; e come prima furono giunti allo stretto, Maniace pensò tentare l’impresa di Messina, città anche allora munita. Ma, avuta notizia