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— Dio ve ne renda merito!
— Intanto che è del nostro Cantastorie?
— E là sotto il camino, che spaternostra. Ma entrate, buon uomo, che vo’ richiudere. S’è levato un greco levante terribile.... sentite che spiffero?... Questa topinaja così a bacio è proprio una ghiacciaia: per carità entrate.
E il lavorante entrato, vide in fondo a quell’abitazione, specie di grotta, tutta nera dal fumo, tanto che non apparía dove cominciasse e finisse la volta, illuminata solo dalle fiamme del fuoco; il povero Cantastorie seduto, col suo bastone allato, e alle mani una corona, la cui medaglia penzolava tra le fiamme, mentre egli diceva il rosario.
— Oh! sor Giuseppe, disse il lavorante, tempo che non vengo a trovarvi: e la vista non vi è tornata?
— Lasciatemi stare! mi fu tolta nel bello della mia vita, quando giovinetto avea già imparato a leggere. Sperare dopo tanti anni che mi fosse ridata, mi pare inutile. Alquanti anni addietro un chirurgo mi sconficcò gli occhi, mi fece veder le stelle, e non ne cavai alcun vantaggio. Ma già questo bene da ora in là mi torna inutile: ho tirati innanzi i miei