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erboso, sino all’ombra d’un macigno enorme ch’entrava dritto nel fiume. Erano un delizioso poema le acque verdi e pure, un poema popolare antico, di quelli che l’ingenuo cuore umano, troppo pieno di amore e di fantasie, versava. Passavano tra i margini sassosi o fioriti, saltando, ridendo, cantando, serene sino al fondo scabro. Blandivan l’erbe, mordevano i sassi; anche dal filo della corrente venivan su tratto tratto de’ fremiti appassionati, si spandevano in leggere spume. A tante voci rispondeva dall’alto il gaio stormire de’ pioppi appuntati al cielo di zaffiro.

— Ah — disse Steinegge.


So viel der Mai auch Blümlein beut

Zu Trost und Augenweide...


Edith lo interruppe:

— Perchè, papà, mi hai detto quella cosa?

— Quale?

— Che vorresti un giorno esser diviso da me.

— Oh no, non diviso. Solamente io verrei a passare qualche tempo qui. Mai diviso. In niente diviso. Capisci? In niente.

Disse quest’ultime parole sottovoce, prendendole ambedue le mani.

— Sì, io penso ora per la prima volta che non dobbiamo più esser divisi in qualche cosa qui dentro.

Si strinse quelle mani sul cuore.

Le labbra, le nari di Edith si contrassero; le si strinse la gola. Egli la trasse giù senza parlare a sedere sull’erba, sedette accanto a lei.

— Io non posso — diss’egli, quasi parlando a se stesso. — Ho il petto pieno di questa cosa. È vero, Edith, noi non siamo stati bene uniti mai. Ti ricordi la sera che sei venuta, quando io entrai in camera e tu pregavi alla finestra? Che angoscia fu per me allora! Io pensai che non mi avresti amato perchè non credevo come te. E il giorno dopo, mentre tu eri a Messa, ti ricordi che io sono uscito? Sai cosa ho fatto durante la messa?