Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 452 — |
sempre nel bollore dell’affetto o dello sdegno. Si voltò quindi a don Innocenzo senz’aspettare la replica di Edith.
— Non è vero — diss’egli — che questo paese non è per una giovane signorina, a meno che non fosse una Nixe?
— Una Nixe? Chi sa? — disse Edith. — Amo le acque limpide, i prati, i boschi...
— Oh sì, ma io non credo che le Nixen amino anche dei brutti vecchi gialli come me e vadano a spasso col signor curato. Sai cosa vedo io adesso nella mia fantasia?
Il bizzarro uomo si fermò, allargando le braccia e chiudendo gli occhi.
— Vedo il molto onorevole signor Andreas Gotthold Steinegge che ha i capelli un poco più bianchi di adesso e sta in casa del suo carissimo amico qui vicino, il quale non ha affatto più capelli. Io vedo questo signore tedesco che tiene un giornale in mano e sta fortemente discutendo sulla questione dello Schleswig-Holstein con il suo amico il quale gli fa portare... un dito, un solo di Valtellina per mandar giù il duca di Augustemburg. Eh? Non è questo?
Aperse gli occhi un momento per guardar don Innocenzo che rideva e tornò a chiuderli.
— E adesso vedo... Oh, cosa vedo? Una giovane Nixe vestita da viaggio che entra in salotto come una stella cadente, abbraccia il vecchio gufo tedesco e dice che è venuta a passare due giorni fra le acque limpide, i prati, i boschi. "Sola?" dice il gufo. Allora questa Nixe fa un piccolo gesto con un piccolo dito che io conosco...
Steinegge aperse gli occhi, prese la mano di Edith per baciarla; ma Edith la ritrasse in fretta ed egli, lasciatala, fece quattro gran passi avanti ridendo, e si voltò a guardarla.
— Non è una bella visione? — diss’egli.
Edith tardò un momento a rispondere. Non sapeva che pensare. C’era in quel discorso di suo padre una occulta intenzione, un proposito deliberato?