Pagina:Malombra.djvu/333


— 329 —

mentre il maestro tuonava sulla tastiera per isgranchirsi le dita, come un Giove invecchiato.

Ella si gittò in una poltrona dove non potevano vederla dall’altra sala. I suoi capelli biondi, le spalle ignude spiccavano mirabilmente sul raso azzurro. Battè con la punta del ventaglio di madreperla e pizzo una scranna vicina. Silla obbedì.

— C’è una signorina — diss’ella — che s’interessa molto di Lei.

— Di me?

— Di Lei. La prego, Silla, non faccia il modesto. Non mi piacciono gli uomini modesti. Di lei, sicuro. Una signorina molto bella, molto nobile, molto elegante, di molto spirito, molto amica mia insomma. Faccia un inchino. Questa signorina ha letto il suo — Sogno — anonimo e le è piaciuto molto, pare, come è piaciuto a me.

Silla fece un secondo inchino.

— E questa signorina — diss’egli sorridendo — si chiama...?

— Oh come corre, come corre! — rispose donna Giulia con una risatina sottovoce. — Questa signorina non si può sapere come si chiama. Questa signorina non conosce Lei. Sa appena il suo nome, perchè gliel’ho fatto sapere io l’anno scorso dopo quel giorno che ci siamo incontrati in via San Giuseppe. Me lo aveva chiesto pochi giorni prima, ma se non era il nostro amico di Berlino e un po’ così... — (Donna Giulia si fece scintillare sulla fronte, con un atto grazioso della mano, gli anelli) — non l’avrei saputo certo. Convien dire che il nome le sia andato molto a genio perchè le ha messa attorno una curiosità, un interesse, una cosa insomma! Sa? Voleva conoscere la Sua vita, le Sue abitudini, le Sue relazioni, tante cosettine a cui ci teniamo noi donne. Io le avevo promesso un monte di informazioni, sperando che quest’inverno Lei si sarebbe lasciato vedere un po’ di frequente. Ma Lei ha fatto l’orso. Dio, Silla,