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CAPITOLO II.


Il Palazzo.


— Di qua, signore, — disse il servo che precedeva Silla: — il signor conte è in biblioteca.

— È questa la porta della biblioteca?

— Sì, signore.

Silla si fermò a leggere le seguenti parole, libera citazione del profeta Osea, incise in una lastra di marmo sopra la porta:

Loquar ad cor eius in solitudine.

Parole poetiche e affettuose che prendevano dal marmo una solennità austera, parevano più che umane nel loro senso indefinito, nella rigidezza grave delle morte forme latine, mettevano venerazione.

Il servo aperse l’uscio e disse forte: — Il signor Silla.

Questi entrò frettoloso, trepidante.

Parecchi eruditi e bibliofili lombardi conoscono la biblioteca del Palazzo; una vasta sala, presso che quadrata, illuminata da due ampie finestre nella parete di ponente, verso il lago, e da una porta a vetri che mette al giardinetto pensile, sopra la darsena. Un grande camino antico di marmo nero, sormontato da putti e fregi