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liva tuttavia densa al viale di sinistra; e, al di sopra de’ cappelli, si vedevano sfilar lentamente nel viale di mezzo, facendo il giro, cocchieri pettoruti, cocchieri umili, cocchieri appaiati a staffieri, cocchieri solitari, cocchieri soddisfatti, cocchieri rassegnati, cocchieri scuri, cocchieri gialli, rossi, azzurri e verdi. Edith avrebbe voluto ritornare indietro; l’aria le pareva umida; temeva che suo padre ne soffrisse. Steinegge ne rise. Quando mai aveva notato sua figlia ch’egli si curasse del secco e dell’umido? E il Corso lo divertiva tanto! Edith non insistè.
All’entrata del viale, Steinegge alzò in aria tutt'e due le braccia e tirò un'allegra mitraglia d’interiezioni tedesche a un signore piantato lì a vedere sfilare le carrozze. Questo signore, un tal C..., col quale Steinegge aveva tentato fondare tempo addietro una Corrispondenza litografata, si voltò, lo guardò e gli venne incontro stendendogli la mano.
— Scusate — disse Steinegge a Edith e Silla, — questo è C... Io debbo parlare. Andate avanti; vengo subito.
Edith non ebbe tempo di rispondere perchè suo padre era già sguisciato via attraverso la gente che, sopravvenendo fitta e continua, non consentiva di fermarsi. Fatti pochi passi, ella volle uscire sul gran viale e guardare indietro, ma non vide suo padre. Fermarsi lì ad aspettare non le garbava; le pareva di sentirsi più imbarazzata, più sola. Silla le consigliò sommessamente di andare avanti, come le aveva detto suo padre, ond’egli, passando oltre fra la gente, non li avesse poi a cercar senza frutto.
Essi camminavano fra il viale affollato e il lungo cordone di curiosi intenti a guardar le carrozze che andavano al passo, fermandosi di tempo in tempo. Camminavano discosti l’uno dall’altra, senza parlare, guardando tutte le carrozze con grande attenzione, fossero calessi alla Daumont o sudicie cittadine. Ad ogni tratto Edith voltava il capo a guardar indietro.
Intanto le sconfinate campagne di levante, al di là del