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le immagini dei nuvoloni bianchi e del sereno. V’ebbe un momento di silenzio. Bolliva sempre là in sala il guazzabuglio delle voci scordate.

— Quali deliziose giornate non ho passato qui con Voi, cara cugina!

— Davvero?

— Perchè, perchè non potrebbe esser sempre così?

Egli aveva trovato il motivo e continuò a voce bassa, con accento enfatico, come se recitasse la perorazione di un discorso parlamentare.

— Perchè queste deliziose giornate non possono essere il preludio di una vita deliziosa a cui tutto c’invita, le nostre tradizioni di famiglia, la nostra nascita, la nostra educazione, la nostra simpatia?

Marina si morse il labbro inferiore.

— Sì — ripigliò Nepo, infervorandosi al suono della sua voce stessa e frenando a stento un gesto oratorio.

— Sì, perchè anch’io, che pure ho vissuto nella migliore società di Venezia e di Torino e vi ho stretto cordiali amicizie con una quantità di belle ed eleganti signorine, anch’io sin dal primo vedervi ho provato per voi una simpatia invincibile...

— Grazie — sussurrò Marina.

— ...una di quelle simpatie che diventano rapidamente passioni in un giovanotto come me, sensibile alla bellezza, sensibile alla grazia, allo spirito, sensibile alle squisitezze più recondite e più delicate della eleganza. Perchè Voi, cara cugina, Voi possedete tutte queste cose, Voi siete una statua greca, animata in Italia, educata a Parigi, come diceva con meno ragione il ministro dell’Inghilterra parlando della contessa C... Voi potrete un giorno rappresentare con molto splendore la mia casa nella capitale, sia in Torino, sia in Roma; perchè io finirò certo per avere alla capitale una posizione degna del mio nome, degna di Venezia. Io vi parlo, cara cugina, un linguaggio più serio che appassionato, perchè qui non comincia ora un romanzo, ma prosegue una storia.