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a far rispettare le disuguaglianze create dalla legge umana, molto più deve far rispettare le altre che portano la impronta di una volontà superiore. Ha ben altro a fare il vostro amor del prossimo che impastare repubbliche democratiche, predicar l’eguaglianza fra i pedoni e gli altri pezzi, perchè son tutti di legno e abitano un solo scacchiere! Mio caro, è mezz’ora che vi ho detto: scacco al re.

— Non si può: c’è il cavaliere.

Il conte chinò sullo scacchiere il suo testone selvoso.

— Già! — diss’egli. — Non ci si vede. Ma guardate un po’ s’è venuto nessuno! No, non voglio che apriate voi.

Si alzò e suonò egli stesso.

— Mi perdoni, — disse Silla — è necessario che io Le faccia una domanda.

— Fate.

— Secondo Lei, è anche la nascita... fra le disuguaglianze da rispettare?

— Per Dio! Lo credo bene. Vi regalo delle centinaie di gentiluomicciattoli d’adesso per un quattrino al paio, ma non capite che la disuguaglianza degl’individui crea la disuguaglianza delle famiglie e che le grandi famiglie sorte per un potente impulso e tenute alte lungo i secoli, hanno una funzione organica nella società umana, sono in certo modo esseri superiori che vivono quattro, cinque, seicento anni e dispongono perciò di una forza assai più grande della comune, possono conservare lungamente molte buone abitudini, contrapporre l’interesse della patria a quello di una generazione passeggiera, acquistare in pro dello Stato una esperienza straordinariamente lunga, servire di guida e di esempio al popolo?

— Ha suonato? — disse il cameriere entrando.

— Chi diavolo vi ha detto — esclamò il conte — di tener le finestre chiuse a questo modo?

— Non sono io che ho chiuso; deve essere stata la signora Fanny.

Il conte calò un pugno sul tavolo.