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90 | ricordi delle alpi. |
Un terzo:
— Mi gonfiarono i fumi della potenza feudale, ed ebbi gli uomini in conto di schiavi, degni solo del flagello e della catena; macchiai il talamo altrui, e colsi di violenza il flore di caste zitelle. Che mi valse la vita? — Godere, godere e godere; — e poi?
— Il nulla! brontolò uno, a cui questo facea di cappello; il nulla!
— Ah! come preso d’atroce spasimo grugnì il primo: hai bestemmiato! Maledizione! Ed ecco un serpe uscirgli dalla bocca e, avvinghiatolo intieramente, allungare la testa a morderlo sulla fronte. A questo cranio mancavano proprio tutti i denti, tranne i quattro canini: erano forse il triste emblema della signorìa, da lui usata sì indegnamente?
In questa, quei cranî, quegli omeri, quegli stinchi, que’ femori, quelle braccia e i mille frammenti delle ossa presero a muoversi, ad agitarsi, a scricchiolare, a fremere.
— Ih, ih, ih!...
— Ah! ah!...
— Oh! oh!...
E un’ala nera nera di pipistrello, ampia come drappo mortuario, da’ lunghi peli, apparve a ricoprire quelle tristi vestigia dei trapassati....
Io provava il ribrezzo della quartana: un