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76 | ricordi delle alpi. |
I.
In cammino.
È un bel sereno di cielo tinto appena di qualche nube rossiccia, che mitiga in parte il già temprato raggio d’un sole di settembre; e la campagna ci manda in viso gli effluvi delle erbe e de’ fiori, che, se non hanno la voluttuosa eccitazione della primavera, non ne perdono punto il grato conforto.
Varie contadinelle, procedendo a due a due, alternano canti a coro; altri canti giovenili s’inalzano a piè della montagna, l’eco armoniosa de’ quali si ripercuote sonora lungo la valle. Sono le solite canzoni dei contadini, che coloriscono i loro sogni di amore, di pace, di domestica felicità. Guardate un po’ que’ visi gai e rubizzi; chi lo direbbe ch’e’ menano vita sì dura e stenta? Un po’ di pan mescolo, polenta ed acqua, e traggono innanzi: quanti che vivono in sale dorate sospirano invano la giocondità e la quiete di questi cuori campagnuoli? Ma vi sono doni, che non compransi a quattrini, come cotesti.
Avevamo approfittato del bel tempo per fare, mia sorella ed io, una gitarella alla umile terricciuola di Cajolo; è così vicina a