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a ogni descrizione, a ogni immaginazione. Passo una roccia con un’iscrizione: «Due fratelli; uno ammazzò l’altro proprio qui!» Dopo infiniti andirivieni giungo ad un’enorme montagna (Jungfrau): ghiacciaie, torrenti: uno scoscendere visibilmente giù per novecento piedi. Albergo dal curato; esco a vedere la valle; ascolto la valanga, che precipita come un tuono! Orribili ghiacciai, tuoni e lampi e grandini nella bellezza della perfezione. Il torrente scaturisce ricurvo sopra gli scogli a guisa della coda d’un cavallo bianco ondeggiante nel vento: così potrebbe immaginarsi che fosse il cavallo pallido, sopra il quale è montata la morte nell’Apocalisse: non è nebbia, non acqua; una qualche cosa tra queste due: la sua immensa altezza presenta un’onda, una curva, uno spruzzo qui, un gorgo là, meraviglioso, indescrivibile.»

Com’è bello leggere su questi sassi brani di Byron, e come si coloriscono le note del prigioniero di Chillon in mezzo a queste montagne!

Io continuava a osservare la «cascata di Antognasco,» fisso, con tutta l’anima sugli occhi, come se un arcano potere mi vi tenesse afferrato.

Il sole, discorrente già in alto, voluttuosamente sprazzava i suoi raggi su quella co-