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60 | ricordi delle alpi. |
il còlto; la vi si troverà proprio di faccia: ma badi alla sponda, chè l’erba è bagnata e la riva sdrucciolevole e alta.
— Tante grazie, la bella giovine; siete proprio un fiore di questa valle.
Non venne rossa, chè già avea la facca accesa dal caldo e dalla fatica; borbottò confusa alcune parole, e mi lasciò passar oltre abbassando i grandi suoi occhi: in breve feci il cammino indicato, e mi trovai quasi dirimpetto, nella più possibile prossimità, alla cascata d’Antognasco.
Accoccolatomi sull’erba, mi posi fiso a contemplar la cascata e non tardai a cadere nelle mie solite e stravaganti fantasie; — ed ecco alla mente il Niagara.
Il Niagara? Chi non ha sentito le meraviglie della forza poderosa delle acque ne’ salti spaventosi di quella riviera? Chi non ha immaginato con sensi del più arcano terrore la perpendicolare caduta di cento cinquantasei piedi d’altezza e la larghezza prodigiosa del suo diametro, a mo’ di ferro di cavallo? Massi vorticosi di vapori, che levansi dai fasci colossali delle acque rompenti con fremito di sovrumana ira, salgono a confondersi col cielo, mentre spesso i raggi di magnifico sole vi dipingono una zona sconfinata d’arcobaleno, nunzio di una sublime e misteriosa po-