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50 | ricordi delle alpi. |
Il sole dappoi s’oscurò alla sera per lasciar vedere lucentissime stelle, che con vece assidua rotearono danze paraboliche, costanti, facendo sentire quaggiù gli ultimi echi morenti d’un’armonia1, che ognor più si ritirava dalle orecchie mortali con l’alzarsi della nostra protervia e l'inflessione d'un’arroganza incredula e folle.
E il disco lunare sorse egli pure rorido e sorridente dal seno dell’onde in una sera di amore; e nei piani, nelle convalli, a' monti le moltiplici famiglie delle piante scuotevansi a fare i primi festosi saluti ai venticelli, che con lievi fremiti scendevano a spargere l'essicatrice loro virtù sopra ogni zolla di terreno acconcio alla vegetazione. Era uno spirito mistico che si diffondeva, un sussulto, un sospiro, lo spirito di Dio che aliava sopra le cose, le destava a vita, umile ad una e superbo....
« . . . . . sotto brevi soli,
Rapido, occulto germinò nei petti
Il seme delle colpe. Allor corrotta
Fu nostra carne; allor fu in due partito
Nostro lignaggio e disugual si fece
Di parlar, di costume e di sembianza.
- ↑ Allusione alle dottrine della scuola italica, o pitagorica.