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quasi circolare, che dà idea di cisterna; in cui da un’altezza di alquanti metri, spartite in due grosse colonne, meno alta quella a sinistra, le acque piombano fragorose; donde raccolte in unico grossissimo fascio, cadono rigurgitanti da breve altezza nel maggiore lago. Il quale versarsi di acque così riunite, sveglia un senso di forte terrore, per chi almeno non abbia chiuso la immaginazione e gîi affetti alle seene grandiose della natura.

Quelle immani colonne d’acqua, che subissavano giù con ispaventoso romore, pareano all’agitata fantasia due vomitorî di sostanza viva: e il sollevarsi di polle furenti, di ondate rabbiose, le une sovrastanti alle altre, strani animali in lotta. Lo spezzarsi dell’elemento nelle pareti di quell'orrido pozzo per frangersi in mille versi con lattea bianchezza, sfumante, veloce sulla superficie agitata; la sottilissima pioggia di spruzzi, che al rompersi de’ fasci immani ricade e risale in continuo ballo, dipingendosi pel riflesso dei raggi solari co’ più vaghi colori dell’iride, tenue arco di pace in quella fredda e convulsa atmosfera, mi eccitava mille e mille immagini diverse. Più di tutto la manifestazione di quella forza o poderosa vita (se al moto dell’instabile elemento convenga tal nome, come si pensa da molti in diverse maniere) mi raf-