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miserie a macca. 39

e con gravi e sudati risparmi era persino giunto a mandarci non iscarsi sollievi dalla prossima Svizzera; ma, dopo un paio d’anni, scorgendo non poter fare per noi quanto avrebbe voluto il suo cuore, ci si volse con lettere sì calde e ripetute, che non potemmo rifiutargli il permesso di passare a Genova e tentare l’America. Vi dico, ch’erano lettere da schiantare il cuore: «Qui, ripeteva, non posso più vivere; oltre l’Atlantico farò fortuna, e mi sarà dato sollevarvi solo di là da tante miserie.»

Accondiscendemmo: partì e giunse a Montevideo, dove, per quanto ci fece sapere, rabbrezzò qualche cosa; e infatti il bravo Zino ce ne diede prove con mandarci volta a volta qualche sommetta, per cui potevasi vincere le crescenti angustie della famiglia. Ma questo sollievo non durò più di un anno; chè dal marzo 1859 cessò ogni sua corrispondenza e, malgrado replicate lettere, sempre con tanta esattezza e bontà speditegli dall’ottimo sor Rienzo, nessuna voce ce ne è più pervenuta.

Fu specialmente dopo quest’ultima sventura, che la Ghita non trovò più conforto a medicarle la troppo larga ferita del cuore.

E così, mio signore, me ne rimasi solo alla guardia di Dio; però, e’ che non si