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30 | ricordi delle alpi. |
cosso sonoramente dai nostri, fa messo, quasi morto, in mano del chirurgo e del prete, che gli poterono giovar poco, lasciando alle sue opere di procacciargli buon viso da messer Iddio nell’altro mondo. Che volete? — Costui alla mezzanotte di quel giorno fatale era spirato.
Più felice il terzo, con pochi lividi e bruciori riuscì a svignarsela.
Immaginate il terrore che svegliò nella valle l’affare malaugurato! noi tutti ce ne tornammo la sera in Arquino pieni di tristi presentimenti e proprio immersi in una vera costernazione.
Intanto, sbollite le prime ire, la ragione ci faceva veder meglio le cose; e, a dire il vero, la voce pubblica, che dipinge e ingrossa i fatti secondo le passioni e gli interessi, segnava con insistenza e con pretesa certezza il mio Zino come il peggior istigatore della rissa.
E siccome la polizia o la giustizia, come la dicono, in queste cose allunga subito le zanne, potete capire che il miglior consiglio per Zino fu di lasciare il tetto paterno e farsi uccello di bosco.
Oh, se sapeste le angoscie della mia povera moglie in que’ giorni; anche adesso me ne piange il cuore al solo pensarci; — la