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povera teresa. | 21 |
Anch’essi pareano salutare il sole nel brioso fulgore d’un mattino d’estate!
M’appressai, e mi diedi a raccôrre da una vaga siepaia un mazzettino di fiori silvestri.
— Mi piacciono tanto i fiori, a me! — e piacevano tanto a Teresa.... Povera fanciulla! Io non ti vedrò più mai su’ poggi del paese natìo alla guardia delle timide pecore e dei montoni protervi: e tu eri sì gentile e modesta, che non la cedevi a queste viole or ora strappate! Con che ansia vereconda mi narravi le pene del tuo cuore, dopo d’avermi offerto un mazzo di spigo o di semprevivi! Ti dicevano selvaggia, perchè ti mostravi sempre altera, buzza, e alla montagna. Le male lingue, dopo che Carlo ti fallì la promessa, provaronsi a morderti; ma fu veleno che mise loro gli spasimi alla gola: nemmeno Carlo fu felice con la sua Gippa; oh, il cielo non è mica ingiusto! Però, da quel momento ti si lesse ognor più il patito sul viso, e quel bel roseo bronzino, che ti faceva una cera tanto aggradita, si spense per non mai più tornare..., sinchè una mesta sera di dicembre — correva il 1851 — il suono della campana.... (mi si stringe ancora il cuore a pensarci....) annunziava la tua dipartita. Povera Teresa! tu volasti lassù, angiolo immacolato; ma altri sta quaggiù a piangere e a cibarsi d’un pane di cenere....