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14 | ricordi delle alpi. |
dopo era morto. Non faccio piagnistei, e non aggiungo di più; noto soltanto, che ho serbato e serberò perenne memoria di lui e delle sue massime.
Forse il lettore potrà meravigliare che io abbia parlato di Cirillo in queste pagine; e forse ha ragione: ma eccomi a spiegarmegli in due parole. Invece di ammannirgli, come si pratica, questa o quella scusa per meritare la sua indulgenza, ho pensato non potesse esservi più valido spediente, che di raccomandarmi pe’ meriti di quell’ottimo vecchio, o, se vuolsi, per la virtù de’ suoi consigli, la quale forse potrebbe trovarsi confacente a certe idee e tendenze espresse in questi Ricordi.
E, se il lavoretto non riesca a seconda delle migliori intenzioni, sia almeno un conforto l’aver sollevato l’animo a’ precetti di una savia morale, e segnatamente poter dire: «È così, che dee pensarla un galantuomo.»