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a chi legge 11


chi, sebben sembrino un po’ amari, lasciano il miele della dolcezza: l’esperienza è la più gran maestra della vita, e nessuno può dire maggiori verità di chi, prossimo al suo fine, non teme, che la nebbia delle passioni gli faccia velo al lume dell’intelletto.

«La gioventù non deve mai perdersi d’animo; chi si fa vecchio a vent’anni, ha guasto il cuore o infermo, l’intelletto: non si vive con l’immaginazione, e nemmeno si piange a tutte le traversie. Chi non ha mai combattuto, non sa che sia la virtù e la gioja più intima della coscienza. Lascia che si disperino gli abjetti, e i forti piglino lena dai mali; chè se non abbiamo quaggiù sempre a ridere, e nemmeno abbiamo sempre da piangere: bene e male sono la nostra vicenda: procediamo.

«Perchè il dolore ci fu dato inseparabil compagno, sarai tu in preda allo scuoramento, al dubbio, all’inazione? È massima delle viltà disperare di nostre forze: sai tu che sia veracemente la vita? — Una perenne battaglia. A ciascuno la Provvidenza assegna il suo posto: di qua maggiori difficoltà e spine; di là meno; ma ognuno è soldato. Chi cade pugnando, è eroe; chi abbandona la bandiera, è codardo.

«Il dolore è Sfinge, che ammaliò chiunque