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tonio il gobbo. | 145 |
lato! Puoi narrar quel che ti piace; e noi saremo contenti. Così con la gioia di una bella giornata ci avvieremo alle nostre case.
— Come son buoni lor signori! Grazie tante, grazie tante. Ecco, qualche storiella l’ho sempre narrata qua e là, quando l’allegria, come ho detto, mi usciva da tutti i pori; ma quella della Povera Lena la serbai solo per le solenni occasioni, perchè m’era stata fatta da don Battistino, il maestro di scuola del villaggio, a memoria e onore della mia povera moglie. Povero don Battistino! anche lui ora non c’è più, e se n’è morto come un santo: quegli era un prete davvero! Ecco, li vado annoiando, e comincierò pur la canzone.
— Niente affatto; va pure innanzi, Tonio.
— Finisci; e poi la canzone.
Chi qua chi là, tutti s’erano rimessi ai loro posti; e i nuovi che sopraggiungevano, entravano alla cheticchella e s’adagiavano. Tonio si passò, a pulirsela, la destra sulla bocca e un perfetto silenzio proseguì:
— Quando la Lena fu morta, dopo due anni di lento male, io ne aveva passato di tutte; nemmeno a dirlo, la fame l’avevo vista di tutti i colori: bisognava farsi animo e pensare ai vivi.
Giacomino veniva su come farina ben lie-