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140 | ricordi delle alpi. |
o, se volete, d’un’unzione da sacristia; ma vi assicuro che le sue riverenze ripetute a ogni momento passano sempre i quarantacinque gradi. Eccolo assumere la postura di vecchio artista; scommetto che omai sarebbe impossibile farlo smettere da quella magistrale sua posa.
C’è con lui un fantoccio dai tredici ai quattordici anni, vero tipo impaccioso di patatucco, sul volto del quale evidentemente traspare la voglia di azzannare qualche cibo; in fatti con uno stupido errante risolino, la bocca spalancata come quella di un famelico cignale, acconciatosi il cavernoso e tarmato contrabbasso, ei dà occhiate voratrici a quanta grazia di Dio gli appare tuttavia intatta sulle tavole. Ultimo è un giovinastro lì su’ cinque lustri, che potrebbe servire di modello grottesco al più matto e indiavolato artista, che si possa ideare.
E, omai ch’è fatta la rassegna, lasciamoli disporsi a suonare.
Oh, vera lacerazione delle povere orecchie — ma bisogna tacere e lasciarli finire....