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nell'osteria. | 139 |
— Ancora questo litro; vedetelo, è rotto: e qui a darvi sopra della nocca.
— Che litro! ce ne vuole un paio di bottiglie di quel laggiù....
— Bravo, un paio di Sassella.
— Sassella! Sassella!
E la scena si avviva e si accalora.
Altro che partenza! Cominciamo adesso. Misericordia! quando già si credeva respirare un poco, eccoti da capo con coteste cianciose noie e con un frastuono di casa del diavolo. La ci mancava davvero!
Vedete? sono entrati tre figuri nella sala, che fecero in tutti l’effetto d’una scossa elettrica. Il capitano della Guardia nazionale smette il giuoco; a una signora qui presso cadde la forchetta di mano; io me ne sento venire i sudori, e intanto risa di qui, oh! di là, e frizzi acri che paion fendere l’aria. Una scena nuova, interessante: guardiamo chi son cotestoro.
Il primo è un vecchietto singolare, con una gobba sulle spalle, maestosa come quella d’un dromedario, occhi rossi e lagrimosi, che lascian tosto indovinare la molta tenerezza ch’ei deve sentire pel bicchiere; e sebbene faccia uno sforzo per dare qua e là occhiate, è impossibile potergli distinguere per intiero l’occhio. Il suo è sorriso di inarrivabile dolcezza