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128 | ricordi delle alpi. |
segnando un lavoro sulle ultime vicende politico-militari della patria. Ci abbracciammo pieni di fede, ed e’ prometteva che sarebbe venuto fra qualche mese a Milano per passarvi alcuni giorni con gli amici, dove ci saremmo riveduti. Ma la Provvidenza avea disposto altrimenti, chè non ci dovevamo più incontrare in questo mondo!
Avevamo compito la discesa del monte: osservato l’orologio, la lancetta notava le cinque in punto. Passammo il torrente Livrio, più mesti che gai, volgendo a sinistra verso l’osteria di ser Mostacchetti.
XII.
Igiene.
Le avventure di Enrico mi avevano rannuvolato gli spiriti, ma anche la miseria e lo squallore di questi contadini contribuirono a mettermi non poco in rugginosa melanconia. Era cosa da fare pietà. Si vedevano visi deformi di scrofola e di gavaccioli, e cretini senza parsimonia: gente sucida e spunta, faccie patite e allampanate da stringere il cuore. Chi si penserebbe mai di trovare in quest’aria si pura tanta miseria!
Ma che gli stenti e le angustie d’ogni sorta