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scene campestri. | 123 |
A sinistra, in quell’angolo remoto dove si scorge fra quattro mura l’umile camposanto del paesello, s’avvia un’orfana derelitta; se la segui col guardo, la vedrai buttarsi ginocchioni a piè di quell’ampia croce nel mezzo. E osserva eziandio sullo spiazzo comunale i capannelli dei vecchioni, che barattano i soliti discorsi su’ campestri raccolti, su’ capricci delle stagioni, sulle malattie del bestiame, sulle tradizioni del paesello, sui casi di qualche prosperevole famiglia.
E le vecchie, al solito, e le beghine sole o a due escono ultime di chiesa, o ultime vi si recano alla perdonanza: esse pure, affrettandosi, sull’imbrunire, a casa, dicono le loro inutilità, i loro pettegolezzi, le pitocche o maligne lor ciarle.
Tuttavia, quasi dovunque, simili quadri che con poca varietà si veggono in tutti i paeselli rusticani, le borgate e i villaggi, sollevano l’animo a ineffabile conforto e diletto: — e bello è vedervi quiete concordia e affetti — queste sacre fonti della umana felicità — regnare a giusto compenso delle ricchezze, del lusso, de’ romori e di mille altre fastose e bugiarde manifestazioni della vita cittadina:
Amore e bellezza di cielo;
Amore e bellezza di natura;